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Una mattina, verso le 5, camminavo per i vicoli del quartiere Marais di Parigi. Era inverno e faceva freddo, ma la luce calda di una finestra accesa colse le mia attenzione, arrestando il mio passo. Un ragazzo e una ragazza danzavano abbracciati, offrendomi un’emozionante scorcio sui loro sentimenti. Per qualche istante presi parte alla loro storia, come se fosse anche un po’ la mia e mi persi in pensieri di conforto. 

Nairobi, 27 dicembre 2022, headquarter delle Evangelizing Sisters of Mary, Nairobi. Diversa geografia, diversa finestra, diversa storia, stesse emozioni. Chi canta prega due volte, diceva Sant’Agostino. Le Sister fanno, del canto, un megafono per la loro fede e le loro voci questa sera sfondano quei vetri colorati, regalandoci il più dolce “bentornati a casa”. 

Non ci hanno accolti il solito sole e il solito caldo secco, ma una pioggia grigia e fresca. Invece di scoraggiarci, questo ci ha portato a stringere ancora più forte gli abbracci dei rincontri. 

La sorpresa della giornata è stata conoscere i nuovi collaboratori laici delle Evangelizing Sisters, che aiutano la Congregazione nelle opere di intervento sociale sul territorio, tra le quali rientrano anche i nostri progetti “inua mama” e borse di studio. Peter, Ian, e Simon, grazie per la vostra presentazione di oggi e grazie per le fiamme di speranza che accendete. Rincontrare i nostri Brian e Patroba è stato emozionante. Da destinatari delle nostre borse, a professori: una parabola meravigliosa, che ci insegna ogni giorno qualcosa di fondamentale, da anni.

Nel compound delle Sister il prato è sempre più vedere ed i festoni sempre più colorati, nonostante qui la pandemia si sia scagliata su un tessuto sociale, economico e sanitario già disastroso. Queste donne hanno dato grande dimostrazione di fede e resilienza, una lezione che ci arriva dritta al cuore e ci sveglia dai tepori del nostro egoismo e della nostra pigrizia. Ed io che ci avevo pure pensato se tornare o meno quest’anno! Nessuna decisione è stata più giusta. 

Ci aspettano giornate intense. Se le giornate avessero 48 ore, forse riusciremmo a fare tutto. Siamo gasati, emozionati e non vediamo l’ora di rivivere la nostra gente, la nostra comunità. 

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