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Quando lo scorso anno Massimo Nevola mi inviava le foto di Nairobi morivo dalla voglia di essere lì con voi…e pensavo: appena posso vado. Ad Agosto durante il soggiorno estivo del Nevola a Massalubrense ho deciso di unirmi al gruppo Giacomogiacomo. Documentandomi sul web ho subito percepito qualcosa di familiare. La storia di Giacomo è simile alla mia. Il 16 novembre 2009 un tragico incidente colpisce mio padre. Cadeva da un ulivo tra le braccia di mia madre. Da quel giorno la vita nella mia famiglia è cambiata. La morte non ha vinto. Proprio come per Paola e Tommaso. Da quel maledetto albero ne abbiamo fatto un altare e un ambone per la chiesa di Santo Spirito e dell’entusiasmo di mio padre di seguirmi nei campi di lavoro in Albania tutta la famiglia ha voluto condividerne una parte. Mia sorella Annamaria Teresa, la quinta di sei figli, dalle esperienze dei campi a stretto contatto con le suore di Madre Teresa ora sta maturando la scelta di essere una di loro. Il 6 gennaio partirà per un’esperienza di pre-postulandato (6 mesi) in Sicilia. Allora capirete che scoprire durante il soggiorno in Kenya la presenza di diverse famiglie mi ha riempito il cuore di gioia. Oggi sono rimasto a casa insieme a Giacomo il minore per un inizio di influenza e non riesco proprio a farmene una ragione! Non essendoci armadi nelle stanze ho i miei vestiti e quelli di Nevola, visto che condividiamo la stessa stanza, messi un pò in disordine. Appesa ad una stampella vedo la mia amata felpa verde Gumnos. GUMNOS etimologicamente dal greco significa “senza vestiti, senza abbigliamento, vestito male”. E’ un termine biblico che nel Vangelo di Matteo (25,36) è riferito a Gesù: “Ero nudo e mi avete vestito”. Per nudità non si intende solo quella fisica ma anche culturale, morale e spirituale. Nell’ambito delle attività di volontariato promosse dalla mia parrocchia, Spirito Santo, allora gumnos è un’attività di recupero scolastico per i bambini che frequentano la scuola elementare e per i ragazzi della scuola media inferiore con difficoltà di inserimento didattiche e disciplinari, accompagnate da disagiate condizioni di vita così da non potersi permettere un insegnante di doposcuola a pagamento. L’iniziativa è gratuita, non è finanziata da nessuno e spesso ci troviamo a dover provvedere anche all’acquisto di materiale didattico e di libri scolastici. Pensiamo che l’educazione infatti è uno strumento di libertà, veicolo indispensabile per l’acquisizione di autonomia, indipendenza e dunque identità e dignità di persona. Per libertà s’intende la consapevolezza di essere persona unica , originale e irripetibile, inserita in un contesto sociale, culturale e politico. Considerando però la politica come espressione alta e genuina dell’amore per il proprio paese, potendo così offrire ai piccoli che diventeranno grandi la possibilità di scegliere per una vita migliore, pari opportunità, non discriminazione e diritto alla cittadinanza attiva attraverso il recupero dei minori dalla strada. Quando ti inoltri per le strade di un centro antico scorgi subito il chiasso e le corse di bambini, o meglio di “scugnizzi” che corrono spensieratamente e energicamente dietro un pallone…vestono tutti con magliette di calciatori famosi, senza giubbini d’inverno e nudi d’estate! Non hanno freddo perché corrono! Non hanno freddo perché spesso sono poveri. Sono vestiti male perché vogliono essere vestiti. In questi giorni ho apprezzato ancora di più la parola gumnos, anzi quì è proprio azzeccata.
Nello slum di Korogocho dove non ci sono strade asfaltate e segnali stradali, dove calpesti fango ovunque metti piede, dove i bambini a piedi nudi e vestiti male guazzano spensierati nelle fogne all’aria aperta, dove la parola casa è una baracca fatiscente di mazze e lemiere, un tugurio, una caverna, gumnos ha scoperto le sue origini.
Bambini ovunque, vestiti male, con canottierine, magliette stracciate o bucate e sporche di fango, altri hanno i pile,o sono nudi, senza vestiti. Bamini che hanno le mani sporche di liquame e ti auguri di non venirci a contatto quando passi. Un uomo dalla pelle bianca è una festa per loro. Allora non puoi proprio tirare la mano quando vogliono battere il cinque. La nostra mano bianca, pulita, curata e delicata si sporca, e puzza e il piccolo africano sorride non tanto perchè ti ha sporcato ma perchè fai intendere di essere uno di loro. E ieri a San Martin, quando siamo stati invasi da una folla osannante di bambini mi sembrava di impazzire. Bambini ovunque, davanti e dietro, nella mano destra e in quella sinistra, appesi al collo, nei vicoli e sulle finestre, sui marciapiedi e nelle baracche, nel fango e nelle pozzanghere, felici e contenti di averti in mezzo a loro. Non c’era spazio per giocare, quel rettangolo di terreno era un’arena dove i lottatori in fila cercavano un semplice contatto fisico. Sono vogliosi di accarezzarti la pelle pelosa come se fossi un morbido peluche. Sono curiosi di esplorarti le mani, la bocca, le orecchie e i capelli. Ti toccano le braccia e i polpacci come ammirati. Il mondo dei neri si è fuso con quello dei bianchi. Non ti senti diverso. E anche quando vinci per due volte di seguito non ti inorgoglisci perchè ti sei divertito tanto in campo e hai sentito il tifo fuori dal campo. Gumnos ha trovato poi la sua casa. Un cancello separa l’inferno dal paradiso, un’oasi di bellezza, accoglienza,pulizia, purezza di cuore e di amore, come scriveva uno del gruppo e dove si realizzano le parole di Gesù: “lasciate che i bambini vengano a me”. La missione delle Suore di Mdre Teresa di Calcutta. La risposta agli sms inviati a mia sorella per raccontarle qualcosa di questa esperienza è stata diretta e di un sapore dolcissimo: “Il Signore ti sta preparando per la mia partenza. Questa è la mia vita”. E’ proprio vero. Ci sono donne che parlano con i gesti. Le sisters dal saio bianco con le strisce azzurre sono un vangelo in movimento. Si piegano sui più poveri dei poveri per dissetare quella sete di Gesù che poi è soprattutto la nostra. Vederle in azione è davvero contemplare l’amore di Dio. Un amore che non è solo attivismo, e fare, ma gesti che sono frutto di una intensa vita intima con Gesù. Da sempre la Chiesa ha supplito l’assenza dello Stato in problematiche sociali. E se questa è la Chiesa che ci rappresenta allora io come ministro della chiesa devo riprendere in mano i libri di Teologia e imparare il vangelo. Ma certe cose non le trovi scritte nei libri, forse un giorno qualcuno le scriverà e i bambini di qualche scuola in costruzione oggi, domani le impareranno.

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