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La nostra giornata è iniziata con una visita al Masai Market dove, mentre noi ci esercitavamo nell’arte della contrattazione, Paola e Guido facevano degli acquisti per approvvigionare i futuri mercatini destinati alla raccolta fondi. Rientrati al compound speravamo di raggiungere presto i nostri bimbi a Bangladesh e siamo stati amaramente delusi a causa di una pioggia torrenziale che ci ha impedito di uscire. Paola ha quindi pensato che avremmo potuto impiegare il pomeriggio di servizio per conoscere meglio le attività delle Sisters che ci hanno intrattenuto raccontandoci tutta la loro storia e che ora brevemente condivideremo con voi cari lettori, perché l’abbiamo trovata davvero bella, intensa e interessante.
Torniamo indietro al 1974 quando per volontà di Padri comboniani italiani  viene fondata la congregazione delle Evangelizing Sisters of Mary con lo scopo di aiutare le madri e i bambini più poveri del mondo che morivano letteralmente di fame. Da allora la missione di assistere le popolazioni più disagiate è diventata un’articolata attività volta ad educare la comunità avendone cura sanitaria, assicurandole una corretta alimentazione, cercando di incentivare lo sviluppo economico autoprodotto ed infine regalando serenità attraverso una gioiosa attività di animazione. Oggi le Sisters sono diventate 312, hanno fondato 57 missioni in ben 10 Paesi del mondo in tre continenti diversi. A Nairobi, in particolare ad Ongata Rongai, abbiamo la più grande comunità che conta 56 suore e 18 novizie che si dedicano ad assistere le donne e i bambini nelle baraccopoli di Kware e di Bangladesh. Con le Sisters nel tempo hanno collaborato, oltre alla giacomogiacomo onlus, l’AVSI e l’ALPHAPLUS finanziata dalla US AID. Di fatto gli approcci sono stati diversi: le più grandi, AVSI e ALPHAPLUS, hanno sostanzialmente finanziato la congregazione con l’unico vincolo di verificare e controllare la corretta allocazione dei fondi, mentre la giacomogiacomo ha partecipato allo sviluppo di alcuni progetti (come la costruzione della scuola secondaria) cercando di rendere autonoma finanziariamente la struttura portando addirittura in utile il bilancio, consentendo di utilizzare tale surplus nel finanziamento di altri progetti. Non dimentichiamoci che uno dei motti principali dei missionari fondatori recitava che “L’Africa deve essere salvata dagli stessi africani all’interno del loro territorio”. Ed infatti ora che il progetto americano è giunto al suo termine con esaurimento dei finanziamenti, le Sisters fanno fatica a proseguire nel loro lavoro, lavoro che per i dieci giorni del nostro campo noi abbiamo pienamente condiviso con loro. Al di là delle nostre poche risorse
economiche sicuramente più contenute, il nostro intervento personale e concreto nello slum ci rende comunque preziosi collaboratori. Inoltre la nostra politica, basata su progetti piccoli ma mirati, si è rivelata nel tempo molto incisiva ed efficace per inoculare nelle famiglie delle baraccopoli un nuovo modo di approcciare il cambiamento attraverso un lento e difficile sviluppo economico indipendente ed autonomo, rispetto alle logiche dell’assistenzialismo perseguite dalle grandi organizzazioni. In questo contesto si inserisce pienamente l’ultimo progetto INUA MAMA riguardante 85 donne degli slum che, al costo di una donazione di euro 265 per ognuna, avranno la possibilità di frequentare un corso di formazione professionale finalizzato alla produzione artigianale di manufatti (vestiti, monili etc.) che saranno da loro stesse commercializzati, dando luogo nel tempo ad un’attività che genererà entrate per la propria famiglia, affrancandola da aiuti economici esterni. Inutile dire che, nonostante la delusione per non aver fatto servizio, sono cresciuti in noi la consapevolezza e l’impegno che dovremo spendere tornando a casa per sostenere quest’ultima iniziativa, destinata a queste donne che abbiamo conosciuto personalmente e ai loro piccoli bambini ai quali vogliamo dare fortemente un’opportunità e non soltanto un temporaneo aiuto materiale.
Per stasera è tutto dalle vostre repoter!
Margherita e Marina
#TukoPamoja

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