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Ieri siamo stati ad una festa e a una discarica: che strano far convivere due situazioni così opposte, nella stessa identica frase. Tuttavia, per Nairobi, questa è una quotidiana anormalità. Questa perenne contraddizione ci sta accompagnando in questa avventura da quando siamo arrivati: l’estrema povertà materiale e la più grande ricchezza degli occhi e dei cuori, accesi e brillanti; l’impossibilità di mettere un piatto sulla tavola e le mani che si tendono a donare, a regalare, a stringere le tue; la totale mancanza di tutte quelle cose che noi definiamo indispensabili (acqua, elettricità e sanità), e la più sincera e profonda dignità, portata con l’eleganza di un cuore e di una tenerezza palpitante.

Ieri siamo stati ad una festa: la messa domenicale di Kariobangi. La comunità di questa baraccopoli, vestita a gran festa, si è riunita per celebrare il divino. Mettere a parole l’energia che scorreva fra la gente è quasi impossibile: un unico fil rouge che arrivava diretto al cuore di ciascuno di noi, e forse anche più in là.

Ieri siamo stati ad una discarica: Dandora, la seconda discarica più grande di tutto il continente africano. Davanti alla montagna gigantesca di rifiuti, all’odore prepotente di diossina che ti arriva in faccia come uno schiaffo, e alle mani di quei giovani ragazzi che cercano rifiuti da rivendere per strada, io non trovo parole adeguate. Come fai a descrivere un luogo così? Quali sono le parole giuste per raccontare dei bambini che scavano le grotte nei rifiuti e ci dormono dentro? Come poter dare giustizia e dignità a chi a mani nude scava alla ricerca il pane da mettere in tavola in mezzo a quell’inferno gestito da una mafia senza scrupoli?

Il nostro Capodanno, dunque, davanti a tutto ciò prende una forma diversa, esaltato da quella grande danza di colori che vengono dalle vite che stiamo incrociando in questo percorso. Io, che amo le tradizioni di fine anno, allora voglio augurare ai miei compagni di viaggio di continuare a vivere con questa luce che stiamo assorbendo come girasoli al sole, a Paola e Laura che il loro cuore continui a scoppiettare così forte e che non smettano mai di essere ambiziose, forse un po’ pazze, e con quella spinta che ha creato quest’onda incredibile di amore.
E, infine, ai bambini e ai loro occhi profondi, alle mamas e ai loro sogni imprenditoriali che prendono forme concrete grazie a Giacomo, voglio augurare un’educazione che possa propursarli verso un futuro brillante e un coraggio ostinato per non smettere di credere mai in un divenire pieno di speranza e successo.

Buon 2024, amici miei, che la vostra luce possa alimentarsi di bellezza, felicità e gratitudine e che il servizio che abbiamo prestato qui a Nairobi resti l’ago della nostra bussola, interiore ed esteriore, un ricordo vivo, ovunque ci troviamo.

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