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Il mio primo gennaio: Duncan.
La sera del primo dell’anno a Nairobi con la giacomogiacomo é sempre caratterizzata da un filo di incognita da una parte e certezza dall’altra. Festeggiamo la mezzanotte kenyota o quella italiana? Ci portiamo le cose per fare l’amatriciana? Faremo la messa con le sisters? Ebbene così é stato. Abbiamo festeggiato la mezzanotte kenyota, fatto l’amatriciana (rigorosamente con il concentrato di pomodoro diluito in quanto i pelati sono poco reperibili) e abbiamo partecipato alla messa con le sisters. I balletti dalla durata di 15 minuti l’uno sono pasta per i nostri denti ormai, però quest’anno poco prima che iniziasse la messa l’intero compound va in blackout. Panico tra le suore che non sapevano come poter iniziare la messa senza i canti proiettati sugli schermi della chiesa scritti a caratteri cubitali. Ma nulla da temere, i balletti sono stati fatti lo stesso, illuminati dalle torce, e Padre Nevola ha dominato la chiesa al buio come solo lui sa fare. Dopo mezz’ora dall’inizio della messa, con questo velo romantico di candele che accarezzava l’atmosfera, improvvisamente le luci del compound si riaccendono nell’esatto momento in cui Padre Nevola si era alzato per fare la lettura del Vangelo. Vogliamo chiamarlo miracolo? Perché no, il tempismo ne è stato la dimostrazione. Finita la messa siamo state invitate ad un rinfresco dalle sisters ma purtroppo non potevamo dilungarci tanto. Siamo finalmente nel 2023, tutti a nanna che alle 6 del mattino ci si deve svegliare. Direzione Lago di Naivasha per vedere gli ippopotami con i ragazzi di Maurizio. Operativi facciamo colazione un po’ assonati e poco dopo saliamo sul pulmino accolti dal sorridente Peter che ci scarrozza un po’ ovunque qui a Nairobi.

Il viaggio è stato lungo ma alla fine sono questi i momenti in cui le conoscenze si approfondiscono. Arrivati al lago mandiamo le prime barche di ragazzi e volontari a fare l’escursione sulle barchette. Il sole batteva forte, e necessitando di un punto ombra, mi metto a cercare uno spot che potesse ospitarmi, ma prima di poterlo individuare il mio sguardo cade su Duncan. I ragazzi di Maurizio, dovete sapere, hanno una calamita che ti spinge senza alcun tipo di sforzo a raggiungerli e passare del tempo con loro. Duncan l’ho conosciuto per la prima volta nell’ultimo campo fatto dalla ggo nel 2019/2020, ma poi, causa covid, per due anni non l’ho più rivisto.


Il primo giorno di servizio da Maurizio , ci sediamo in cerchio per poterci presentare. Presi il mio posto e voltandomi alla mia sinistra mi ritrovo il volto di Duncan, che si era messo vicino a me. Era cresciuto, come probabilmente anche io ai suoi occhi, ma la contentezza del ritrovo superava di gran lunga la stranezza provata nel vederci cambiati. Passiamo gran parte delle giornate insieme aggiornandoci e parlando delle nostre vite da ventenni vissute in due parti opposte del mondo.
Oggi nell’attesa che le barche partissero, invece del punto ombra, ho trovato il punto Duncan. Armata di cappello lo indosso e mi siedo vicino a lui sul tronco. Duncan ancora non mi aveva mai parlato delle sua storia, non è nel mio stile chiedere le storie di questi ragazzi, il mio compito é quello di metterli sempre a loro agio in ogni situazione così che se mai me ne volessero parlare io sono quella ragazza che è pronta ad accogliere le loro storie con premura e sorriso. E così è stato. La storia di Duncan preferisco custodirla nei miei ricordi e nel mio cuore, se poi vorrete conoscerla sarà lui a raccontervela quando se la sentirà. Posso però dirvi che si è diplomato alla High school, che vive da solo e che sta aspettando di sapere in quale Università andrà a studiare legge per diventare avvocato. Gli piacciono i cani come a me, ne ha uno che si chiama Trump e io uno che si chiama Livio… diciamo che sulla bizzaria dei nomi ci siamo trovati 😂. Abbiamo passeggiato intorno al meraviglioso resort in cui siamo andati in gita chiacchierando del più e del meno, mi ha aiutato a comprare un capello da safari a un prezzo “non turistico”, mi ha promesso che sarà lui a insegnarmi lo swahili. Il tempo sta per scadere e insieme iniziamo a radunare i nostri compagni per tornare sul pulmino e avviarci verso la via di casa. Nessuno dei due é di Nairobi, ma la consideriamo casa entrambi.
Ebbene, il mio racconto si ferma qua perché Duncan é stato il mio “Primo gennaio 2023”.
Sembra una storia d’amore quella che ho raccontato, e lo è a tutti gli effetti. Un amore fraterno, di amicizia, di comprensione e complicità. Non importa quanto siamo diversi (e quanto entrambi ne siamo consapevoli) ma il rincontro con una persona cara vale più di tutta la cornice che questa Africa dipinge ogni giorno intorno alle nostre persone.
Buon primo gennaio a tutti, spero che ognuno di voi possa incontrare un Duncan nella propria vita come è capitato a me.

2 Comments

  • Laura ha detto:

    Grazie Livia
    Mi hai commosso!
    Buon anno!

  • Brava Livia! Ho riletto il tuo post con attenzione e calma. Sei cresciuta nell’esercizio continuo delle tue passioni, maturata . Una mamma molto fiera del tuo cammino e delle tue scelte si conferma molto fiera ed orgogliosa di te.. e sottolinierei non solo per quello che scrivi ma anche per come scrivi ❤️ sempre avanti così come sei

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