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26 dicembre
Arrivo a Nairobi in serata. Arrivo dai Benedettini un po’ avventuroso per via dell’orario (buio pesto, piove e il pullman non riesce a percorrere la strada dissestata e piena di voragini). Scarico di valigie un pò precario, sistemazione, cena, bel momento di condivisione, configurazione rete internet, pulizia della stanza e, dopo una bella doccia fredda con un filo d’acqua, a letto all’una orario locale (+ 2 rispetto a Roma).
Il posto forse non è neanche dignitoso, ma sapevamo che non sarebbe stata una vacanza in resort! Renata mi stupisce per la reattività, per la calma e per lo spirito di sopportazione.
Ci consola il fatto che il nostro amico Romolo ha rotto la frizione per andare in montagna ed è bloccato a Genova (!!!!) e che quindi il disagio non è solo del terzo mondo (fatte le dovute proporzioni!!!).
Scopro di essere il più anziano della compagnia e la cosa da una parte mi sconvolge e dall’altra mi rende contento.

27 dicembre
Dopo una notte di combattimento con zanzare, gracidare di “big frog” e stanzetta ad incastro, sveglia (dopo aver dormito veramente poco) alle 6,45. Abluzioni, colazione, lodi e partenza per lo slum di Kariobangi con tre viaggi di matatu.
Voglio viaggiare come unico adulto sull’ultimo pulmino con le ragazze e in silenzio mi approccio a questo mondo nuovo che finalmente vedo con la luce del giorno.
Come lasciamo la strada principale e ci avviamo per la baraccopoli il Signore mi assesta un bel cazzotto nello stomaco rappresentandomi una realtà, non di povertà, ma di vera miseria. Miseria talmente diffusa da risultare, come dice Chiara Fantoni, quasi indisponente. Al contrario di Chiara non ho voglia di scappare, ma il dolore allo stomaco è quasi insopportabile. Arriviamo da Padre Paolino in una Parrocchia umile, ma dignitosa e l’ospitalità è commovente.
Ci dividiamo in gruppi e mentre Massimo F. si avvia con un gruppetto al dispensario di Korogocho dove curano i malati di AIDS e un altro gruppo va a fare visita alle suore di Madre Teresa (Massimo Nevola e altri, comprese le tre donne di casa Porfiri), io insieme a Paola, i ragazzi e Padre Paolino andiamo in baraccopoli per visitare la scuola di San Martin e giocare con i bambini (i ragazzi aiutano nella costruzione della scuola).
I bambini sono uno spettacolo: sempre allegri, a parte qualcuno con un velo di malinconia negli occhi (e ci mancherebbe!!). Sono perennemente sorridenti e non sembrano contrariarsi mai per niente. Mi dice Padre Paolino che in alcuni casi si tratta di bambini senza una famiglia e la comunità pensa a loro (ci sono anche dei ragazzi locali bravissimi che li fanno giocare e sono chiaramente dei fortissimi punti di riferimento per loro e per la comunità).
Provo la sensazione nettissima che non siamo noi ad animare i loro giochi, ma che siano loro a “rianimare” noi e a svegliarci da un torpore ormai atavico.
La baraccopoli che attraversiamo è impressionante (tra l’altro piove a dirotto), c’è fango dappertutto e si attraversano fogne a cielo aperto e cumuli di immondizia con una puzza a volte insopportabile, ma il viso dei bambini mi fa capire che tutto questo ha importanza relativa per loro…..sembrano comunque contenti.
Fanno a gara per farsi fotografare e si divertono da morire a rivedere le loro foto.
Mi ritrovo ad animare un paio di bans come ai tempi dei lupetti e per farli cantare a bocca larga riesco a farmi venire due labbra che sembrano siliconate (tutto passerà nel pomeriggio). Quando andiamo via diamo appuntamento ai bambini al giorno successivo e loro certamente ci aspetteranno domani mattina.
Bisogna organizzare meglio i bans e credo che Silvia e Elena debbano venire con noi, vista la loro esperienza in ACR.
Pranzo da Paolino, sempre riso, spezzatino, verdura e patate (pare che per 10 giorni non mangeremo altro): dignitoso e assolutamente piucchessuficiente rispetto a tutto quello che abbiamo visto.
Nel pomeriggio visita alla adiacente baraccopoli di Korogocho con vista sulla discarica….non ho mai visto niente di simile.
Sono un po’ in imbarazzo attraversando la baraccopoli (siamo gli unici bianchi e ci sentiamo un po’ osservati). Mentre passiamo centinaia di bambini continuano a gridarci sorridendo e con una certa cantilena “how are you?” e noi rispondiamo in swahili “musuri sana” che significa praticamente “fine”. Alcuni addirittura ci vengono incontro ci prendono per mano o si accoccolano a noi (i più piccoli vogliono essere presi in braccio) ….hanno bisogno di affetto e considerazione, ma sono talmente generosi che mi rendo conto che è più quello che ci danno che quello che prendono da noi. In fondo noi dal 7 gennaio saremo di nuovo a Roma alle prese con le nostre “piccolezze” quotidiane mentre per loro la sveglia sarà sempre in questo “culo” del mondo che fino ad oggi pensavo esistesse soltanto nei servizi di TV7. Mi partono in automatico parecchie riflessioni sulla mia vita, sulla mia famiglia, su cose, persone e situazioni, ma le ricaccio dentro…..non voglio rovinarmi questi giorni incazzandomi….lo farò, se necessario, a bocce ferme al rientro.
Alle 5 celebriamo una bella e lunga Messa nella parrocchia di Paolino durante la quale condividiamo i doni, le grazie, le bellezze e le bruttezze della giornata.
Serata di nuovo “all’hotel di charme” dei benedettini (stasera così mi sembra!!!). I ragazzi tornano un po’ più tardi perché si sono estemporaneamente organizzati un match di calcetto Italia Kenya e hanno pure vinto 10 a 5 (bando al buonismo: il calcio è calcio, ma quanto unisce!!!!).
Ora le signore stanno dividendo le cose che abbiamo portato dall’Italia che consegneremo domani e nei prossimi giorni in baraccopoli (caramelle, giocattoli, vestiti, etc. ) e io nella mia “celletta” aggiorno questa mini cronaca.
Sono stanco, ma felice.
Ringrazio Dio e stasera lo prego perché ci sia più giustizia al mondo.

Mapor

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5 Comments

  • Maporf ha detto:

    Per la cronaca Chiara Fantoni non solo non è scappata, ma stasera mi è sembrata anche più sorridente del solito!!!!

  • letizia ha detto:

    come farete a tornare? Se all’andata erano piene le valigie, al ritorno sarà gonfio il vostro cuore.

  • Paola Lanini ha detto:

    Maporf, grazie per il diario della giornata…qualcosa su cui riflettere anche se so che a distanza non è la stessa cosa! Grazie, grazie, grazie.
    Paola

  • Carlo Tomasini ha detto:

    Grazie , leggere i vostri reportage ci fanno essere li con voi . . . . prima o poi . . . . chissà?

  • Chiara Porfiri ha detto:

    Mi aspettavo una realtà terribilmente dura ma sono comunque sconvolta e commossa. Sono felice che Guido sia lì con voi per fare qualcosa di così bello e importante. Grazie per farci condividere i vostri pensieri e le vostre emozioni!