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NELL’ORA COLORATA DEL GIORNO, STRETTI IN UN CERCHIO DI CUORI
È nell’ora più colorata del giorno che si decide di condividere, l’ora di un cielo che da azzurro si riempie di colori mentre il rumore sembra andarsene, lentamente, sotto le coperte, per essere sostituito dal canto dei grilli e dalla quiete della notte. È l’ora del tramonto mentre una leggera brezza accarezza i volti scottati dei muzungu, proprio al termine di un giorno di festa, è il momento in cui un cerchio di cuori decide di fermarsi e raccontarsi per ribadire le motivazioni del perché si è qui.

DICO (ANCORA) “SÌ”!
C’è chi cresce da tempo in una comunità e decide di continuare a crescere insieme anche qui. È per questo che dice ancora “sì”, è per questo che continua, anche se non c’è presenza fisica di chi condivide il resto dei giorni dell’anno. È un anno di passaggio di consegne per maturare, per lasciare spazio a esperienza, capacità e voglia altrui. Pur sempre insieme. È un cammino dove prevale il desiderio che ogni ritmo possa cambiare a un passo diverso, non il proprio, ma sicuramente vicino. Si vuol dare la forza di osare di più, anche qui, di inventarsi la gioia di prendere il largo, pregando che il Signore doni la volontà precisa di rompere gli ormeggi per liberarsi da vecchie e nuove soggezioni. E poi chi mette da parte la fatica della quotidianità, la mancanza di periodi di ferie, decidendo di mettere in altre mani il puzzle delle priorità. “Mi aiuti a fare la valigia”, diceva uno slogan prima della partenza… e qui si ha l’opportunità di arricchire il proprio bagaglio spirituale: quello mai potrà esser “svuotato” ma sarà pietra e testata d’angolo per le difficoltà future che sicuramente, nel quotidiano, s’incontreranno.

E si parte per non restare fermi ma per andare avanti, per continuare a conoscere e conoscersi. Un cambio di prospettive che sembra non essere mai sufficiente. Si ha bisogno di tempo per concretizzare la spinta verso questi luoghi, questo magnetismo verso queste terre… ma piace anche questa consapevolezza del crescere, insieme! Il ritorno in queste terre fa’ si che ci si possa mettere in gioco, ci si possa far provocare da questo mondo a cui ci si affeziona subito, anche solo salutando per la strada.

Piace anche non esser responsabili di un’organizzazione ma vivere allo stesso tempo appieno un’esperienza simile, nella fatica (anche fisica) di ogni giorno, con la bellezza di poter condividere nella semplicità, di poter concludere ogni giorno con la celebrazione dell’Eucaristia: vissuta e condivisa.

FUORI DALLA COMFORT ZONE!
Non è sempre una condivisione di pancia, perché qualcuno vorrebbe elaborarla un po’ di più e questi luoghi aiutano a contemplare. Aiutano ad “approfondire” per non sprecare occasioni, per non rimanere in una “comfort zone”, aiutano ad allenare lo stupore, a sgranare gli occhi per non perdere quei segni che immancabilmente si presentano lungo il cammino. Non si vuol perdere alcun sapore. Si vuol ascoltare e non solo sentire: il diverso, la diversità. La solitudine è salvezza, talvolta gabbia, ma a qualcuno piace proprio perché ha imparato a conoscere la propria anche grazie a queste esperienze, tra incertezze e ostacoli non da poco, ma l’esperienza qui è una formazione che chiede presenza, per sfidarsi ed essere trasparenti, sostenendo il “costo della sincerità”.

SCARPE NUOVE E TEMPI SCONOSCIUTI
È bello anche osservare e capire di essere in un contesto in cui l’ipocrisia non riesce a farsi spazio, mentre prevale un sentimento di rispetto e di amore per l’altro che è semente utile per far germogliare ogni azione buona, ogni passo futuro compiuto per se stessi. La voglia, non solo di mettersi nelle scarpe di un altro ma anche quella di cambiarle, per farsi provocare, per affidarsi e fidarsi, con tempi non conosciuti… è bello talvolta non conoscere e affidarsi, e qui lo si fa quotidianamente, quasi in ogni istante. Ed ecco chi ha deciso di indossarle, nonostante un periodo complicato e tortuoso, e ora si sente confusa e con decine di paure per il ritorno “a casa”, ecco i tempi non conosciuti che preoccupano, talvolta lacerano, lasciando cicatrici di cui al momento non si hanno spiegazioni. Il ritorno per qualcuno è attesa perché vuole mettersi alla prova, anche e soprattutto sul mondo del lavoro per esser esempio e non solo per “mordersi troppo spesso la lingua”; ricco di speranze, per portare un raccolto generoso a casa e poter intraprendere nuove stagioni di vita.

LAVORI IN CORSO, VITA IN COSTRUZIONE
Vengono a galla le incoerenze passate e presenti, e ci si trova in condizione di doverle affrontare. L’adrenalina della quotidianità si smorza improvvisamente ad ogni ritorno a casa e qui si vuole cambiare, ci si vuole elevare: cambiando, conoscendo e mettendo fondamenta solide, per ripartire rafforzati e diversi da come si è arrivati. Ma l’esperienza del campo a Nairobi per qualcuna è di pari passo alla vita quotidiana, anno per anno: dall’incapacità delle piccole cose ai colpi ricevuti in altri anni, fino a una maturità più consapevole di oggi. Con la pacatezza di un gruppo che si mette in gioco serenamente, che si confronta e lo fa con maturità e la dolcezza silenziosa come quella che ognuno ha nell’entrare nelle baracche degli slum. Con determinazione, non per cambiare chi si incontra, ma per arrivare a creare serenità, per arrivare a donare tempo a chi pare il tempo lo abbia eccessivamente ritmato e contato. Crescendo e facendosi sempre provocare dal cuore di chi si incontra.

LUOGHI
Sono gli angoli di queste terre che fanno intravedere una crescita lungo un cammino. Luoghi che, in maniera inattesa, fanno tornare alla memoria attimi, e ciò che di bene è stato investito, ciò che di bene ciascuno ha ricevuto, ciò che di bene ancora si potrà fare. È il bene che ci muove, il bene che ci fa sporcare i nostri piedi della terra rossa di queste terre, che ci rende orgogliosi di essere divenuti in un certo senso “amici” di questi fratelli consapevoli oggi della gratuità dei nostri gesti e del nostro affetto.

Ma sono luoghi anche conosciuti per caso, dopo esperienze ben consolidate in altre terre, che son riusciti a convincere a una “ferma obbligatoria”, a un “reset”. Luoghi divenuti un regalo di Natale prezioso, bello da scartare, stupefacente da vivere anche per sentirsi a proprio agio.

Luoghi magnetici, che sono una sorta di cerchio che si chiude solo in queste terre. Un cerchio fatto di esperienze comunitarie, senza trovare un giudizio che abbatte ma che piuttosto rafforza, un abbraccio fatto di scelte, anche dolorose, ma sostenute da una forza non troppo misteriosa.

PALESTRA DEL CUORE
Chi non è proprio un neofita di queste esperienze si sente in una palestra dove allenare il cuore,
dirigere lo sguardo e raddrizzare l’anima, per se stesso e per chi incontrerà. È abbracciando questo mondo, facendosi coccolare dalla voce di chi chiama a gran voce per nome dalle baracche fatiscenti dello slum, sconvolgendo inaspettatamente i propri piani e affidandosi con lo sguardo rivolto all’insù, che si vive un’esperienza che è un tesoro prezioso e inestimabile. Si decide di accogliere e allo stesso tempo si vuol essere disponibili a cercare il proprio cuore, non nel fragore del tuono, non nell’impeto del vento, non nel calore ardente del fuoco ma nel sussurro leggero della brezza del mattino che accarezza la caverna dove si nasconde il proprio cuore. E quando un cuore batte, è difficile sottrarsi al processo di osmosi che si crea. Ed è grazie a questo che nasce il supporto di un gruppo, di una comunità, di relazioni che formano e sono bussola di un’esistenza!

PAURE DEL RITORNO
C’è una paura, forse passeggera, ma non ignorabile del ritorno a casa. Ma è una paura ancora da elaborare, è una paura da affrontare a testa alta; per ora resta l’irresistibile volontà di seminare, perché quel seme sia un segno di forza, un’impronta indelebile per sé, per chi si è incontrato e per chi si avrà l’opportunità di incontrare per la strada. Esser testimoni, preme soprattutto questo. Lo si vuol diventare, si vuol continuare ad esserlo con lo sguardo all’insù!

QUESTIONI DA RISOLVERE…

  • Paola fa un esame severo e selettivo prima di venire al campo
  • Paola fa esclusivamente contratti biennali ai “campisti” (no perditempo annuali!)
  • Paola all’esame parla solo lei e ti racconta dieci anni in qualche oretta (al lordo delle pause che fa!)
  • Paola è brava e non boccia nessuno!

E fu sera e fu mattina! Altro giorno, altro leone che corre e insegue le gazzelle, altri doni e altre opportunità per degli ignari muzungu.

Il gruppo
#TukoPamoja

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