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“Brindo che siamo ancora qui, a riconoscere chi siamo stati e siamo. Comunità che non si stanca, e nella transumanza ritrova strada e terra. L’odore nostro che riconosce odore”. La nostra comunità, l’essenza del nostro gruppo, è ripartita ancora una volta da questa terra. I nostri school bus e le nostre gambe, ritrovando vecchie strade e nuovi percorsi, hanno camminato incessantemente ogni giorno. Salutando Kariobangi, a bordo di un missionary van con il sole keniota che filtrava dal vetro, il mio sguardo è caduto sulla schiena stanca di Piccio. Sulla maglietta c’era scritto: ” the trees can’t grow in the desert, but people flourish”. E la terra intorno a noi era calda, sconnessa, monocolore, come il deserto. Ma le persone crescono, esponenzialmente, verso una direzione, con istinto di sopravvivenza misto a speranza di raggiungere un’oasi che proiettandosi si trasforma in futuro. E tu vorresti gettare semi a ogni passo, immaginando di contribuire con i semi delle tue tasche a quella crescita. Pensi che stringere la mano di un bambino e permettergli di camminarti a fianco possa far germogliare un seme che fiorirà in un’amicizia. Pensi che un sorriso o un saluto empatico ai commercianti e alle persone di strada che ci guardano camminare possa  diventare poi un albero quando un giorno deciderai di tornare. Seminare fiducia nei volti dei padri e delle madri che lasciano i propri figli correre verso di noi per vederli poi tornare e raccontargli “visto? anche  oggi siamo stati con i wazungu“. E ci soffermeremo riflettendo a come un bambino cieco possano rimanergli impressi il nostro odore e le nostre forme. Ci sembrerà impossibile immaginare il giardino improvvisamente ridotto di mani e braccia protese verso le loro bocche nella condivisione del pranzo. Proveremo ad immaginare le teen mothers ripensare ai nostri racconti e a quei volti bianchi che si erano fermati ad ascoltare per mettere vite quotidiane a confronto. Ci chiederemo se il colore della nuova stanza delle signore da una storia emarginata continuerà ad irradiare e magari si diffonderà nel resto delle pareti confinanti. Confideremo nella buona riuscita della trasmissione di quanto vissuto alla nostra metà complementare, il gruppo di Bangla, per poter creare un’energia all’unisono che semini nella terra che sta diventando nostra fedele amica qualcosa da poter vedere crescere, sempre di più. Al ritorno da ogni singola giornata, la nostra comunità non si stanca. E nelle debolezze, nell’affanno, nel vigore e nella trasparenza del cuore, nella forza, ritrova strada e terra. Seminando, riconosce vita e odore.

Giambo

#TukoPamoja 

One Comment

  • orietta ha detto:

    Ci sono racconti che descrivono così bene il vissuto da trasformare le parole in immagini man mano che si leggono. La lettura diventa una sorta di video.
    Attraverso le parole di Giambo, non solo ci fate vedere le manine dei bambini che si protendono verso le vostre, le strade monocolore dello slum, le signore delle suore di M. Teresa, ma fornite una sorta di visione… tridimensionale in cui è possibile, oltre al “video”, percepire odori, sentimenti e la speranza che davvero people can flourish. Anche nel deserto di Nairobi, anche nel deserto delle nostre città.
    Orivox

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